Insegnare educazione alimentare a scuola
Una delle problematiche tipiche delle scuole è legata alla vendita di alimenti confezionati nei bar o caffetterie scolastiche (e/o quelle messe in cartella dai genitori). Sfatiamo anche il mito che gli alimenti confezionati industriali siano esenti dalla presenza di carica batterica. Bisogna mettere in evidenza il contenuto di grassi (talvolta idrogenati) cioè di trasformazione dei grassi insaturi a saturi normalmente utilizzati nella produzione di merendine. Grassi che stabilizzano il prodotto ma sono di provenienza talvolta dubbie.
In questo post non si vuole indagare sulla provenienza di codesti lipidi, piuttosto sulle problematiche legate all'alimentazione degli studenti. Infatti nutrirsi di questi cibi confezionati comporta una alimentazione insalubre, squilibrata verso i grassi e gli zuccheri, (non considerando i conservanti utilizzati nel confezionamento degli stessi). La colazione del mattino deve essere salutare con il giusto apporto dei nutrienti, ed anche lo snak a metà mattinata deve essere equilibrato: una buona mela (o altro tipo di frutta di stagione) può aiutare lo studente nel frenare i morsi della fame. Bisogna anche considerare che troppi carboidrati prima del pasto principale producono uno squilibrio glicemico che si traduce in un abbassamento della soglia di attenzione da parte dello studente. Naturalmente anche il mancato apporto di un giusto quantitativo di zuccheri complessi (che non vanno ad incidere sull'aumento glicidico nel sangue) produce scarsa attenzione. I carboidrati complessi nella giusta misura apportano i mattoncini necessari per tenere viva l'attività cognitiva nel tempo, senza innalzamenti repentini della curva glicemica.
In conclusione: via gli alimenti confenzionati indrustrialmente, largo alla frutta, pane raffermo o biscotti fatti in casa.
